La colonscopia è uno degli esami fondamentali per la diagnosi della Colite Ulcerosa, ed è un esame diagnostico, talvolta operativo, che viene effettuato per studiare in dettaglio le pareti interne del colon e dell’ultima ansa ileale.
L’esame viene condotto con uno strumento flessibile (denominato colonscopio) che viene introdotto attraverso l’ano e spinto manualmente dall’operatore.
Durante l’esame viene insufflata aria (o talvolta anidride carbonica) al fine di distendere bene il lume e visualizzare il disegno mucoso.
Il colon-retto è un organo cavo che nel suo decorso presenta diverse curve il cui attraversamento, insieme all’insufflazione di aria, può determinare fastidio o dolore.
Quali sono le indicazioni nei pazienti affetti da Colite Ulcerosa?
La diagnosi delle malattie infiammatorie croniche intestinali si basa su dati endoscopici, istologici, radiologici e di laboratorio che devono essere tutti coerenti con il sospetto clinico.
La colonscopia rappresenta quindi un esame fondamentale per la diagnosi, sia per le informazioni che fornisce sulla presenza dell’infiammazione della mucosa, sia per l’esecuzione di prelievi bioptici che permettono di effettuare l’esame istologico.
Inoltre, in base alle lesioni che vengono riscontrate durante l’endoscopia, è possibile graduare la gravità dell’infiammazione in lieve, moderata e severa mediante l’ausilio di diversi score disponibili.
La colonscopia è importante anche nel follow up dei pazienti con Colite Ulcerosa.
La colonscopia rappresenta un esame fondamentale per la diagnosi.
La colonscopia può essere sostituita da metodiche alternative meno invasive (colonscopia virtuale, colonscopia con video capsula o colonscopia robotica)?
La colonscopia virtuale consiste in un esame radiologico, solitamente TAC, che viene effettuato distendendo il colon-retto, precedentemente marcato con un mezzo di contrasto somministrato per os. È una metodica oggi comunemente utilizzata per lo screening del cancro colorettale perché permette l’identificazione di polipi fino a 0.5 cm di dimensioni. Purtroppo, non è utile per la sorveglianza nei pazienti con MICI per vari motivi:
non permette di visualizzare in maniera adeguata la mucosa;
non può distinguere tra polipi post-infiammatori (molto frequenti nei pazienti con malattia di lunga durata, che non hanno alcuna correlazione con lesioni pre-cancerose);
non permette di effettuare le biopsie (che sono fondamentali per evidenziare l’eventuale presenza di displasia all’esame istologico), né eventuali polipectomie di lesioni sospette.
Per quanto riguarda la colonscopia con videocapsula, essa consiste nell’utilizzo di una capsula (vedi figura 2) che viene somministrata per bocca.
Tale capsula è dotata di 2 videocamere che scattano 2-4 fotografie al secondo.
Il diametro del colon-retto non permette alla capsula di progredire in maniera lineare. La visualizzazione della mucosa può risultare pertanto incompleta.
Quali sono i rischi della colonscopia?
La colonscopia è una procedura discretamente sicura. Tuttavia, può essere gravata da alcune complicanze che in alcuni casi possono richiedere un intervento chirurgico d’urgenza. Gli eventi avversi più gravi legati alla colonscopia sono rappresentati dalla perforazione intestinale (frequenza dello 0,1-0,3%), sanguinamento intestinale (0,2%) o morte (0,01-0,03%). Tali complicanze sono più frequenti nei pazienti sottoposti a colonscopia operativa (con polipectomia, dilatazione di stenosi, etc). Un’altra possibile complicanza è la trasmissione di infezioni in corso di esami endoscopici, nonostante gli attuali sistemi di disinfezione (gli strumenti endoscopici flessibili non possono essere sottoposti al processo di sterilizzazione). Non vanno dimenticati gli eventi avversi legati ai farmaci sedativi o anestetici somministrati durante la procedura endoscopica.
Quale preparazione è preferibile utilizzare?
Il PEG (Poli-Etilen-Glicole), o Macrogol, è un lassativo osmotico che costituisce il principale componente delle cosiddette preparazioni “a base PEG”.
Le prime evidenze scientifiche che documentano l’uso di questo farmaco come lassativo risalgono agli inizi degli anni ‘80. Le prime preparazioni intestinali disponibili sono state quelle da 4 Litri di soluzione in cui l’azione lassativa era esplicata appunto dall’“alto volume” delle stesse. L’uso di queste è ormai consolidato e ha rappresentato per molti anni la preparazione standard di riferimento.
Tuttavia, tali preparazioni non sono ben tollerate dai pazienti che spesso non riescono a completare l’assunzione di tutto il preparato con conseguente pulizia inadeguata e necessità di riprogrammazione dell’esame.
Sedazione cosciente o anestesia totale?
Un altro elemento chiave nella tollerabilità alla colonscopia, seppur elemento non direttamente correlato alla preparazione intestinale, è la sedazione.
I fattori associati a intolleranza alla colonscopia sono rappresentati dal sesso femminile, giovane età, pregresse colonscopie, ansia e dolore addominale cronico. Uno studio retrospettivo in 5000 pazienti ambulatoriali sottoposti a colonscopia ha identificato le MICI come variabile associata a maggiore richiesta di sedazione.